23 maggio…ricordando Giovanni Falcone

La scuola, come sottolineava Giovanni Falcone, è il luogo dove si semina il cambiamento più profondo: qui si formano cittadini consapevoli, capaci di riconoscere e respingere ogni forma di sopraffazione e corruzione. Parlare di mafia in classe significa stimolare il pensiero critico, il rispetto delle regole e il senso di giustizia, elementi fondamentali per costruire una società migliore.
Ogni anno, l’Italia si ferma per ricordare le vittime innocenti della mafia: donne, uomini, bambini, servitori dello Stato e semplici cittadini che hanno pagato con la vita il prezzo della giustizia, della libertà e della dignità. I loro nomi, le loro storie e i loro sogni spezzati ci ricordano quanto sia ancora viva la battaglia contro la criminalità organizzata.
Tra questi nomi risuonano forti quelli di Giovanni Falcone, Paolo Borsellino, Peppino Impastato, don Pino Puglisi, Rita Atria e tanti altri che hanno sacrificato tutto per un ideale di società più giusta.
Le classi terze hanno ricordato in particolar modo Giovanni Falcone , I ragazzi hanno letto in classe e commentato il libro “Perchè mi chiamo Giovanni” , altri allievi hanno letto e commentato il libro “Volevo nascere vento” che ricorda Rita Atria ragazza di Partanna (PA) che vuole cambiare la sua vita diventando una testimone scomoda. Ricordiamo questi nomi nella speranza di una società diversa dove possa fiorire e crescere il seme della Legalità.

Rita Atria è un simbolo di coraggio e sacrificio nella lotta contro la mafia. Figlia di un boss mafioso di Partanna, perse il padre e il fratello uccisi dalla stessa organizzazione criminale. A soli 17 anni, decise di rompere il muro dell’omertà e collaborare con la giustizia, affidando le sue rivelazioni al giudice Paolo Borsellino, che per lei fu come un padre.
Le sue testimonianze portarono all’arresto di numerosi mafiosi, ma la sua scelta le costò l’isolamento totale: fu rinnegata dalla famiglia, abbandonata dal fidanzato e costretta a vivere sotto protezione lontano dal suo paese. Una settimana dopo la strage di via D’Amelio, in cui venne assassinato Paolo Borsellino, Rita si tolse la vita a Roma, vittima indiretta della mafia e della solitudine che ne seguì.

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